Michele Rossin Scienza e Fede ai Confini della Vita
Commento ad un articolo di Cavalli-Sforza, presenta una difesa appassionata
delle tecniche di fecondazione assistita e fornisce informazioni interessanti:
una presentazione non "bipartisan" ma fatta con grande impegno e con vivo
interesse per la materia.
Commenti di G.B.
Mi pare necessario fare alcuni commenti critici, a partire dagli articoli
proposti.
L'articolo di Don Marquis cerca di individuare un terreno comune tra le tesi
degli anti-abortisti e dei pro-abortisti, chiarendo innanzitutto in che senso
l'aborto costituisca un atto problematico dal punto di vista morale.
Dato che l'aborto sopprime un essere che può divenire membro a pieno titolo
della comunità umana e dato che tutte le concezioni dell'etica considerano
l'omicidio un atto immorale, non è difficile convincersi che questa pratica
suscita legittimamente gravi interrogativi morali.
Ma perché si possa arrivare a formulare argomentazioni condivisibili
a favore o contro la moralità dell'aborto, occorre da un lato che le due parti
rinuncino a sostenere o a negare dogmaticamente che l'aborto sia
una forma di omicidio, e dall'altro che non definiscano il concetto di
"essere umano" in modo arbitrario (ad hoc) per poter concludere la
tesi desiderata.
Il contributo di Don Marquis consiste allora nel precisare cosa vi è in
comune tra aborto ed omicidio che rende entrambe questi atti moralmente
ripugnanti (beninteso, con l'eccezione di circostanze particolari che li
giustifichino): sia l'omicidio che l'aborto privano la vittima della sua
vita futura come essere umano, e dunque del bene più prezioso perché è
la precondizione per godere come essere umano di tutti gli altri beni.
Don Marquis nota che questa tesi potrebbe portare a legittimare l'eutanasia
per i malati terminali, a meno che non si presentino altri argomenti
contro di essa, ma restringe la sua attenzione al solo problema dell'aborto.
Certamente le ditte di assicurazione determinano l'ammontare delle
compensazioni per vittime di omicidio colposo sulla base di valutazioni
dell'aspettativa di vita, e queste assomigliano vagamente alle considerazioni
di Don Marquis; ma si è intuitivamente riluttanti ad ammettere che l'omicidio
di un anziano sia meno grave dell'omicidio di una persona matura.
Vi è una forte intuizione che in ogni caso sia gravemente immorale togliere
la vita ad un membro della comunità umana non consenziente, anche se questa
persona non avesse che poche ore da vivere.
Ma vi è un altro problema che rende poco risolutivo il contributo di Don
Marquis: infatti sembra esso presuppone come risolto il problema dell'identità
dell'essere in questione. Per poter togliere il futuro umano ad un esistente,
occorre che questo essere sia lo stesso che in futuro sarà
membro a pieno titolo della comunità umana: solo in questo caso si toglie ad
esso un bene supremo. Ma se questo essere è una forma di vita dalla quale
emergerà in futuro un essere umano, allora certamente l'aborto elimina una
possibilità di vita umana futura, ma non toglie ad un essere umano
la sua vita futura. Pare insomma che l'articolo di Don Marquis richieda
il tipo di analisi che John Burgess ha condotto nel suo articolo.